Vite, la prima potatura invernale: trucchi e consigli per potare al meglio la giovane vigna di un anno

Quante volte vi è capitato di dover rispondere alla domanda “ma tu preferisci l’estate o l’inverno”? A me tante, e di solito rispondo sempre che in estate mi piace l’inverno mentre in inverno l’estate, semplicemente perché ad un certo punto del caldo o del freddo non ne posso più. Se la stessa domanda venisse rivolta ad una vite, questa non avrebbe alcuna esitazione nel rispondere ESTATE. La vite infatti ama il sole ed è grazie all’energia ed al caldo da questo diffusi che dalla primavera e per tutta l’estate si fa bella con una chioma verde rigogliosa, adorna di fiori e con grappoli succosi. Con l’arrivo dei primi freddi autunnali e le basse temperature invernali, la vite è come se entrasse in uno stato di letargo lungo quanto l’inverno e contrassegnato dalla graduale perdita delle foglie, che prima si colorano di splendide tonalità autunnali e poi un po’ alla volta si adagiano al suolo.

Per agevolare il riposo della vite durante il periodo invernale, anche l’uomo può dare il suo fondamentale contributo come spesso capita nella coltivazione di questa pianta che, è bene ricordarlo, è una sorta di liana e come tale tenderebbe ad allungarsi all’infinito se non fosse per i continui interventi umani. Il viticoltore può agevolare e migliorare il riposo invernale della vite mediante la potatura “secca”, un’importantissima pratica agronomica in grado di fare la differenza nel breve e nel lungo periodo.

Anche io da buon #vignaioloignorante negli scorsi mesi mi sono imbattuto per la prima volta in vita nella potatura. In quest’articolo cercherò di fornire informazioni, consigli e tecniche per la prima potatura “secca” della vite, basandomi sul resoconto della bellissima esperienza vissuta.

Alle pendici del Vesuvio dove sorge il mio vigneto, l’ultima estate (2014) è stata molto anomala in quanto piovosa e raramente caldissima, ma anche perché ha avuto delle code molto lunghe, ovvero temperature elevate anche ad ottobre, novembre e dicembre. Come poi capita sempre più spesso in questi tempi di cambiamenti climatici, il freddo è arrivato all’improvviso. Ed è stato un freddo record, tant’è che il 31 dicembre 2014 è nevicato a Pompei (comune a 14 metri sul livello del mare) a distanza di 30 anni dall’ultima volta. Grazie a questa nevicata le ultime foglie presenti sulle mie viti sono cadute definitivamente, in ritardo di circa due mesi rispetto alla consuetudine che vede potare le viti ai primi di novembre, subito dopo la commemorazione dei defunti (c’è a tal proposito un vecchio detto popolare che recita “prima dei morti la vite è viva, dopo i morti la vite è morta”); e c’è qualcuno che ancora mette in dubbio l’esistenza del riscaldamento globale….

Caduta l’ultima foglia, la vite è definitivamente pronta per il riposo invernale e quindi per la potatura; anche se c’è qualcuno, soprattutto pensionati senza la passione per le bocce, che ancora compie degli atti “criminali” potando le viti ancora ricche di foglie. Essendo la mia prima potatura, avevo bisogno di un professionista con tante ore di esperienza alle spalle. La scelta non poteva che ricadere sul mitico Teodoro, un simpatico ed energico “ragazzino” di 79 anni che cura le viti che sorgono sul versante sud-est del Vesuvio sin da quando ne aveva 10.

Insomma un maestro, oltre che una fonte inesauribile di aneddoti, racconti e conoscenze varie, sulla vite ma non solo. Fissiamo un appuntamento per il 9 gennaio mattina di buon ora. Quando arrivo al vigneto a bordo della mia bici poco prima delle 8 del mattino, trovo già l’Apecar giallo (sbiadito….) di Teodoro parcheggiato e lui nel vigneto a maneggiare le forbici per la potatura. Siamo pronti per iniziare!

Cos’è la potatura e a cosa serve?
Ma esattamente a cosa serve la potatura “secca”? Innanzitutto chiariamo l’aggettivo secco associato al termine potatura. La potatura secca viene così chiamata in quanto viene eseguita nel periodo invernale (da qui anche il termine di potatura “invernale”) quando oramai le viti sono spoglie, quindi “secche”. Questa pratica agricola ha un’importanza notevole per la corretta gestione del vigneto in quanto consente di conseguire l’equilibrio tra l’attività vegetativa (ovvero lo sviluppo delle foglie) e l’attività produttiva (ovvero la produzione d’uva) della pianta, con ripercussioni dirette sia sulla resa che sulla qualità dell’uva. La potatura invernale persegue inoltre lo scopo di assicurare la longevità produttiva della pianta e di controllarne lo sviluppo nello spazio assegnatole, mantenendo la forma di allevamento scelta.

Se in generale la potatura secca è estremamente importante, ancora di più lo è nel primo inverno successivo alla messa a dimora delle viti. Non a caso le viti giovani subiscono una potatura detta di “formazione”, mediante la quale cioè viene loro indicata la strada che dovranno seguire nel loro sviluppo durante gli anni successivi.

Come si pota la vite di un anno?
Le modalità di potatura della giovane vite cambiano in funzione della forma di allevamento scelta al momento della messa a dimora. In linea generale comunque, ed in modo particolare per la forma di allevamento a Guyot che ho scelto per il mio vigneto, il primo inverno sarà necessario accorciare il tralcio principale (posizionato in verticale in modo da favorire il corretto sviluppo della futura vite) lasciando solo 2-3 gemme al massimo (la gemma è il germoglio presente sul tralcio principale da cui si origina poi un ramo) o qualcuna in più per quelle piante che abbiano già raggiunto una certa grandezza.

Quando si pota una giovane vite bisogna procedere con estrema cura e rispetto perché la pianta ha ancora poche radici ed i tralci non sono ancora robusti. È quindi necessario tenere sempre a mente che se si pota troppo lungo, poi la vite soffre. È per questo motivo che è altamente consigliato lasciare un unico sperone, ovvero il tralcio principale, di 2-3 gemme al massimo ed eliminare tutto il resto, così da donare alla vite maggiore equilibrio. Proprio perché ne viene lasciato solo uno, è necessario scegliere tra quelli disponibili lo sperone che sia più robusto, verticale (diretto verso l’alto) e ben saldo; tutti gli altri dovranno essere eliminati. Nel farlo però bisogna evitare di effettuare il taglio troppo a ridosso del fusto ma lasciando circa 2 cm di spazio, così che un eventuale seccatura del tralcio potato non si diffonda al resto della pianta.

Una volta effettuata la potatura, è consigliabile la legatura dello sperone rimasto al palo o al tutore di sostegno, al fine di evitare che eventuali folate di vento particolarmente forti lo possano spezzare. È importante che la legatura sia quanto più possibile aderente al palo/tutore e che sia “dolce”, ovvero non troppo stretta (per evitare che la sfregatura possa danneggiare il legno) e senza strozzature. La legatura può essere effettuata con diversi materiali: plastica, rafia, biodegradabile ed altri. Per ovvii motivi ambientali, ma anche estetici, preferisco utilizzare fili biodegradabili, al massimo la rafia, escludendo del tutto l’uso della plastica. In occasione della potatura, grazie all’esperienza di Teodoro, abbiamo legato le viti con i rami di salice.

Tra i vari materiali disponibili, il ramo di salice è sicuramente quello più biologico e biodegradabile, ma anche tra i più sicuri in quanto, essendo vegetale, avvolge dolcemente la pianta senza provocarle danni di alcun tipo. I rami di salice rappresentano inoltre la scelta più economica in quanto resi disponibili in abbondanza ed in modo totalmente gratuito appunto dai salici e poi perché possono essere conservati a lungo semplicemente interrandoli (l’umidità del terreno non li fa seccare). Legare un ramo di salice richiede però una certa manualità ed esperienza, tant’è che senza i preziosi insegnamenti di Teodoro non so come avrei fatto….

L’occasione della potatura di formazione è propizia anche per andare a rimpiazzare quelle piante che purtroppo non ce l’hanno fatta a passare indenni il loro primo anno di vita e si sono quindi seccate. Per farlo, si utilizza un tralcio appena potato di altre piante sane. Tra i vari tralci potati disponibili, per aumentare le probabilità di riuscita dell’operazione, è necessario selezionare quello più robusto e lungo. Bisognerà poi rimuovere la vecchia pianta oramai morta, scavare un fossetto profondo circa 30cm., inserire il tralcio per circa due terzi della sua lunghezza, ricoprire il fossetto con la terra rimossa in precedenza, compattare il terreno ed infine annaffiare generosamente per evitare la formazione sotterranea di sacche d’aria. Avremo in questo modo una pianta tutta nuova che già dalla successiva primavera sarà pronta a germogliare (almeno così si spera….).

Quando effettuare la potatura di formazione?
La potatura secca deve essere eseguita nel corso dell’inverno, periodo in cui la pianta arresta la propria attività. Nelle zone più fredde (quindi l’Italia settentrionale) è preferibile iniziare a potare nella seconda metà dell’inverno (febbraio-marzo), una volta trascorso il periodo più freddo dell’anno, perché in questo modo si ha la possibilità di eliminare i tralci con gemme eventualmente danneggiate dalle basse temperature. Nelle regioni meridionali, dove le temperature medie sono più alte e gli inverni meno rigidi, è possibile anche anticipare la potatura di qualche settimana (scelta che ho fatto io). È ad ogni modo buona norma terminare la potatura prima dell’inizio del «pianto» (lo sgorgare della linfa dalle ferite prodotte con i tagli di potatura), che segnala il risveglio dell’apparato radicale delle pianta.

Sono queste le cose che ho imparato effettuando la mia prima potatura invernale. Come tutte le giornate di lavoro spese in vigna, è stata dura ma appagante e divertente, anche grazie alla compagnia di Teodoro. Per questi motivi darò il massimo affinché possano esserci tantissime altre potature invernali nel futuro, ovviamente insieme a Teodoro….

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6 risposte a "Vite, la prima potatura invernale: trucchi e consigli per potare al meglio la giovane vigna di un anno"

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  1. Il taglio fatto all’esterno, per eliminare il braccetto dell’anno prima, è il punto dove vi passa la linfa , pertatnto questo taglio secondo me non è appropriato, perchè si crea una interruzione al passaggio della linfa.

    1. Nell’articolo non si fa riferimento ad un “anno prima” in quanto si parla proprio della potatura al primo anno. Raffaele, per caso intendevi altro? Facci sapere, siamo curiosi di approfondire l’argomento.

  2. Ciao, complimenti per il blog: Per essere un vignaiolo ignorante, te la cavi meglio di molti professionisti ! Tutto è ben descritto, ben impaginato e davvero piacevole da leggere.
    Se puoi levarmi una curiosità: La/le barbatelle morte e sostituite con talee di potatura non hanno quindi il “piede” resistente, oppure hai fatto la talea con un ricaccio di qualche piede e la innesterai dopo l’attecchimento ?
    Nel primo caso, avresti qualche vite “franca”. Hai notato se queste sono effettivamente più deboli, e/o se l’uva è diversa dal punto di vista organolettico da quelle innestate ?
    Grazie per l’attenzione, spero che la vigna ti regali tante soddisfazioni !

    1. Ciao Martino, grazie mille per i tuoi generosissimi complimenti, che mi hanno anche fatto un po’ arrossire. Ti confermo che nel mio caso i tralci di potatura non hanno il “piede” resistente, pertanto una volta interrati sono a piede franco. Non sempre questa pratica è possibile, nel mio caso lo è perchè il terreno è sabbioso e quindi la fillossera avrebbe difficoltà ad agire; in altri terreni questa pratica non avrebbe ugualmente successo, e quindi la barbatella su piede americano sarebbe l’unica alternativa percorribile per sostituire una vite morta. Finora ho sostituito in questo modo (cioè col tralcio di potatura a piede franco) 3-4 viti e fortunatamente mi è sempre andata bene, le piante crescono regolarmente; non posso ancora dare un giudizio sul frutto in quanto la sostituzione è avvenuta al massimo da due anni, quindi è presto per fare questo tipo di valutazione (forse quest’estate). Spero di essere stato esaustivo, in ogni caso resto a tua completa disposizione. Ah dimenticavo, se hai un vigneto amatoriale posta qualche foto sulla nostra pagina facebook.

      1. Grazie mille per la risposta esauriente e dettagliata ! Coltivare la terra mi appassiona, specie quando si riesce a farlo con metodi poco aggressivi verso l’ambiente. Purtroppo non ho alcun terreno a disposizione, e mi accontento dei bei racconti di coloro che, come fai tu, condividono magistralmente le loro esperienze tramite il web.

      2. Caro Martino, spero che presto anche tu possa trovare un terreno da coltivare con passione e nel modo più naturale possibile. Te lo auguro con tutto il cuore.

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